Foglietto del 31 dicembre 2023

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“CONTRADDIZIONE, ROVINA, RESURREZIONE”

Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore. Il figlio è loro, eppure non è loro. Il figlio è dato, ma subito offerto ad un’altra strada. I genitori intrecciano così il destino di una famiglia e il destino del mondo. I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al cosmo, alla storia e all’umanità, ad una loro vocazione che noi non conosciamo. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio. Questa è la santità della famiglia. Se invece si chiude, vota i propri figli all’insignificanza e se stessa a un ben povero respiro. Nel tempio incontrano due anziani straordinari, carichi d’anni, ma vivi dentro; non chiusi custodi di ricordi, ma profeti di futuro, aperti agli altri: Simeone guarda oltre, Anna parla agli altri. Simboli grandi di una vecchiaia aperta, sapiente e viva, che vede ciò che altri non vedono ancora. Simeone dice tre parole immense a Maria, per spiegarle chi è suo Figlio: egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione. Egli è qui, adesso, in mezzo a noi, rovina, risurrezione, contraddizione. «Signore, non lasciarmi mai nell’indifferenza, nella falsa pace, Cristo mia dolce rovina, che rovini la vita insufficiente, la vita morente, il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa. Contraddicimi, Signore, contraddici i miei pensieri con i tuoi pensieri, e questa mediocrità, e le sicurezze del “narcisista” che è in me. Contraddici l’immagine incompleta o falsa che ho di te e questa guerra del cuore. Sii mia risurrezione, quando credo che per me sia finita, quando ho il vuoto dentro

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e il buio davanti agli occhi. Sii risurrezione, vita che si dirama in ogni fibra dell’anima. E poi risorgi con le cose che amavo e credevo finite». Rovina, risurrezione, contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita. Contraddizione nel cuore della logica umana, rovina di idoli e illusioni, risurrezione di tutti i germi vitali e amorosi ai quali non riusciamo a dare respiro e terreno. Anche a te una spada, Maria: Simeone lega Maria non solo alla croce del figlio, ma a tutta la messe di lacrime e di contraddizioni del Vangelo e dell’esistenza. Anche a te, Maria. Non sei esente. La fede non produce l’anestesia del vivere. La fede e la santità non sono, per lei come per noi, un’assicurazione contro la sofferenza o i lutti o le disgrazie. Anche a te, una spada. Il dolore ti legherà a tanti, a tutti i trafitti da spada, perché il dolore non vuole spiegazioni ma condivisione. E se la spada sarà contraddizione alla vita, e sembrerà rovina, verrà nel terzo giorno la terza parola di Simeone: risurrezione.

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