Foglietto del 17 marzo 2024

“AD UN DIO UMILE NON CI SI ABITUA MAI”

Vogliamo vedere Gesù”. Domanda forte di greci, di giudei, di uomini d’oggi, dell’uomo di sempre. Come rispondere? Gesù stesso offre le parole e le immagini: chicco di grano, croce, strada. “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. Frase pericolosa come poche, se capita male, e se l’accento dell’espressione non va a posarsi sul finire o sul morire, ma sul molto frutto… L’interesse del vangelo, l’obiettivo della creazione, è la fecondità. Il seme germoglia chiamato dalla spiga futura, muore alla sua forma ma rinasce in quella di germoglio, e poi tutto evolve verso più vita: la gemma in fiore, il fiore in frutto, il frutto in pane. Nel ciclo vitale e in quello spirituale “la vita non è tolta ma trasformata”. Se sei generoso di te, se doni tempo, cuore e intelligenza, come un atleta, uno scienziato o un innamorato al tuo scopo, allora la vita non si ferma e non si perde, ma si moltiplica. Ognuno di noi è chicco di grano nei solchi della storia, chiamato a fecondità. Grano seminato, lontano dal clamore e dal rumore, nella terra buona della mia famiglia e del mio lavoro, in quella amara delle lacrime senza risposta. Mi porto dentro un seme di vita che contiene molte più energie di quanto non appaia. Ma le possiede quando le dona. Allora il fragile chicco muore sì, anche di paura, ma la vita gli si trasforma in una forma più evoluta e potente. “Quello che il bruco chiama fine del mondo tutti gli altri chiamano farfalla” (Lao Tze), perché non striscia più ma vola; muore alla vita di prima per vivere in una forma più alta. La chiave di volta che regge il mondo, dal seme a Cristo: non la vittoria del più forte ma il dono. Fino in fondo, fino all’estremo, oltre il limite, come mostra la seconda immagine del dittico di Gesù: la croce. Quando sarò innalzato attirerò tutti a me. Dalla croce sento erompere un’attrazione universale, una forza di gravità celeste: lì è l’immagine più pura e più alta che Dio dà di se stesso. Bello è chi ti ama, bellissimo chi ti ama fino all’estremo. Il crocifisso coperto di sangue e sputi non è bello, ma è la figura di una realtà bella: un amore fino a morirne.

«A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco). Il Dio di Gesù, un Dio capovolto, scompiglia le nostre immagini ancestrali con un chicco e una croce, l’umile seme e l’estremo abbassamento.

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