Foglietto del 20 Marzo 2022

“DIO CON UNA FIDUCIA ESTREMA IN NOI”

Cronaca dolente, di disgrazie e di massacri. Dio dove eri quel giorno? Quando è successa quella disgrazia, dov’eri? Dio era lì, e moriva con quelli coinvolti; era là in quel giorno dell’eccidio dei Galilei nel tempio; ma non come arma, bensì come il primo a subire violenza, il primo dei trafitti, sta accanto alle infinite croci del mondo dove il Figlio di Dio è ancora crocifisso in infiniti figli di Dio. E non ha altra risposta al pianto del mondo che il primo vagito dell’alleluja pasquale. Se non vi convertirete, perirete tutti. Non è una minaccia, non è una pistola puntata alla tempia dell’umanità. È un lamento, una supplica: convertitevi, invertite la direzione di marcia: nella politica amorale, nell’economia che uccide, nell’ecologia irrisa, nella finanza padrona, nel porre fiducia nelle armi, nell’alzare muri. Cambiate mentalità, onesti tutti anche nelle piccole cose, e liberi e limpidi e generosi: perché questo nostro Titanic sta andando a finire diritto contro un iceberg gigantesco. Convertitevi, altrimenti perirete tutti. È la preghiera più forte della Bibbia, dove non è l’uomo che si rivolge a Dio, è Dio che prega l’uomo, che ci implora: tornate umani!

Cambiate direzione: sta a noi uscire dalle liturgie dell’odio e della violenza, piangere con sulle guance le lacrime di quel bambino di Kiev, gridare un grido che non esce dalla bocca piena d’acqua, come gli annegati nel Mediterraneo. Farlo come se tutti fossero dei nostri: figli, o fratelli, o madri mie.

Poi il Vangelo ci porta via dai campi della morte, ci accompagna dentro i campi della vita, dentro una visione di potente fiducia. Sono tre anni che vengo a cercare, non ho mai trovato un solo frutto in questo fico, mi sono stancato, taglialo. No, padrone! Il contadino sapiente, che è Gesù, dice: «No, padrone, no alla misura breve dell’interesse, proviamo ancora, un altro anno di lavoro e poi vedremo». Ancora tempo: il tempo è il messaggero di Dio. Ancora sole, pioggia e cure, e forse quest’albero, che sono io, darà frutto. Il Dio ortolano ha fiducia in me: l’albero dell’umanità è sano, ha radici buone, abbi pazienza. La pazienza non è debolezza, ma l’arte di vivere l’incompiuto in noi e negli altri. Non ha in mano la scure, ma l’umile zappa. Per aiutarti ad andare oltre la corteccia, oltre il ruvido dell’argilla di cui sei fatto, cercare più in profondità, nella cella segreta del cuore, e vedrai, troverai frutto, Dio ha acceso una lucerna, vi ha seminato una manciata di luce.

Ascolta il Vangelo